Memmo Speranza, allegro e spensierato conquistatore di donne, che abbandona regolarmente, è appena sfuggito alla morte in duello con l’infuriato fratello dell’ultima sua fiamma. Spaventato dalla situazione decide di compiere un gesto eclatante. Sposarsi di modo che nessuna sedotta e abbandonata potrà più pretendere il matrimonio da lui. Naturalmente sarà un matrimonio, in regola con la legge, ma finto nella realtà. Non sarà una cosa seria. Per moglie, Memmo prenderà Gasparina, proprietaria di una pensione, donna semplice, umile e sottomessa che certo non gli darà fastidi e che, anzi, ringrazierà la sorte di essersi potuta sposare, lei che si considera una donna insignificante.
In cambio delle nozze Memmo assicurerà alla sposa una vita agiata, senza più la fatica di gestire la pensione, in una casetta in campagna senza che debbano più vedersi.
Memmo però, proverà a sue spese come spesso la logica non salvi dalla pazzia. Infatti i ragionamenti che l’hanno portato a convincersi della perfetta razionalità del contrarre un falso matrimonio per evitarne uno vero, gli hanno fatto commettere una pazzia e ora la logica gli si ritorce contro. Da essere razionale e sicuro di sé, si è trasformato in innamorato pazzo della donna che aveva lasciato e che ora, da savio, vorrebbe ma non può sposare.
MEMMO: “È possibile sì che abbiate ragione…Io non so più se ero pazzo allora o se sono adesso! Ma so che adesso non mi par vero che abbia potuto fare ciò che ho fatto…”
MAGNASCO: “Ma sì caro! Perché la vita non è ragionamento!”
Questa la morale di Pirandello: la vita «non è una cosa seria» che si possa risolvere con la logica. I nostri ragionamenti la vita spesso ce li ribalta contro, come dimostra quello che accade nel seguito della commedia.